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17 Dicembre 2019

ISTAT: dati su censimento permanente istituzioni pubbliche

ISTATPresentazione da parte dell’Istat dei primi dati del Censimento permanente delle Istituzioni pubbliche 2017, in cui si evidenzia la struttura e la dimensione delle istituzioni pubbliche, comprese le unità istituzionali e quelle locali.
Al 31 dicembre 2017 sono state censite 12.848 istituzioni pubbliche, presso le quali prestano servizio 3.516.461 unità di personale, di cui 3.321.605 dipendenti (pari al 94,5% del totale). Il restante 5,5% del personale in servizio – circa 195mila unità – è rappresentato da personale non dipendente, ovvero occupato con altre forme contrattuali (collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, altri atipici e temporanei).
In relazione al tipo di contratto, il personale in servizio si articola in 3.023.901 dipendenti a tempo indeterminato (pari all’86,0% del totale del personale occupato nelle istituzioni pubbliche), 297.704 dipendenti a tempo determinato (pari all’8,5%) e 194.856 non dipendenti (5,5%).
“La quota più alta di dipendenti pubblici – rileva il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo – è presente in Valle d’Aosta e a Trento e Bolzano/Bozen (le uniche realtà con più di 7 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti), la più bassa in Lombardia (3,8), Veneto (4,3), Campania e Puglia (4,2)”.
Con riferimento al genere, le donne occupate nella pubblica amministrazione sono 2 milioni e rappresentano la componente maggioritaria, con una quota pari al 56,9%% del personale in servizio. La più elevata presenza di donne si registra negli enti del Sistema sanitario nazionale (SSN) con il 65,9%, il valore più basso nelle Regioni (48,3%) e Università pubbliche (49,6%).
La presenza femminile tra gli occupati della PA è nettamente superiore nelle regioni del Nord (63,7% nel Nord-ovest e 62,5% nel Nord-est a fronte del 56,9% della media nazionale), nelle quali si rileva anche una quota superiore alla media di personale non dipendente. Per i tempi determinati, fatta eccezione per valori molto elevati a Bolzano/Bozen (18,4%) e Trento (13,0%), non si rileva una particolare caratterizzazione territoriale.
Per quanto riguarda il digitale, la propensione alla digitalizzazione è maggiore nelle regioni del Nord-est e del Centro, con valori sempre superiori ai valori medi nazionali. Le altre tre ripartizioni fanno registrare in entrambi i casi valori inferiori alla media nazionale e non molto distanti tra loro.
Sette istituzioni pubbliche su dieci individuano nella mancanza di risorse finanziare il principale ostacolo al processo di digitalizzazione, dichiarato in misura prevalente dalle amministrazioni locali, in particolare dall’80% dei Comuni e dal 74% di Comunità montane e unioni dei comuni, e in misura minore dalle Amministrazioni centrali (42,4%) (Figura 5.4).
Di contro, la mancanza di adeguata formazione in materia di Ict, indicata complessivamente dal 67,6% delle istituzioni rispondenti, è un ostacolo comune per amministrazioni centrali (63,6%) e amministrazioni locali (76,1%). La spesa elevata per l’Ict (67,5%) e la carenza di staff qualificato (66,5%) sono ulteriori barriere alla digitalizzazione, che colpiscono in particolare le amministrazioni locali.
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